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Il Bene e il Male, dualismo, assenza di dualismo...

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Messaggio  Sebastiano Gio Gen 22, 2009 10:44 am

Apro questo topic per non "affollare" oltre con questo tema (per altro molto interessante) il topic "Alchimia: la dottrina", in cui é nata una discussione fra me e massY, relativa a come concepire l'assenza di dualismo
( Arrow https://ilparnaso.forumattivo.com/esoterismo-f5/alchimia-la-dottrina-t20-15.htm).
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Messaggio  Sebastiano Gio Gen 22, 2009 10:48 am

riporto l'ultimo post di massY per riallacciarmi:
Capisco, ma vedo che questa catarsi non è avvenuta per niente in molte altre persone e penso che il loro numero sia di molto superiore a quelle che invece, come me , provano gli stessi sentimenti di rifiuto.

Che la morte sia valutata un bene o un male, può anche dipendere da un giudizio soggettivo, ma è un fatto, un fatto realmente accaduto che nel mio esempio forse incide di più sui genitori che sul bambino stesso che ha subito quella morte atroce.

Quindi la morte serve a quei genitori e a chi come me la nota, per una "purificazione" interna?
Bisogna spostare quindi l'attenzione su ciò che la morte provoca e non sulla morte stessa?
Se fosse così, questa vita sarebbe una specie di "training" , quasi un campo scuola per imparare. Scusa se le mie parole non sono le più corrette, ma l'argomento mi risulta molto complicato.

In ogni caso il mio sguardo sfugge da questa realtà, non può essere l'unica possibile, o almeno lo spero.
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Messaggio  Sebastiano Gio Gen 22, 2009 11:02 am

Dunque: io non ho detto che lo scopo della guerra e della morte sia quello di generare una catarsi interiore in chi ne é spettatore. Questo é solo uno dei molti effetti, e l'ho citato per dimostrare come in ogni cosa bene e male siano talmente interconnessi che alla fine risulta impossibile stabilire dove finisce l'uno ed inizia l'altro...
Comunque, fondamentalmente hai ragione quando dici
questa vita sarebbe una specie di "training" , quasi un campo scuola per imparare
, però questo é un altro discorso, un po' più complesso. Ora restiamo sull'assenza di dualismo...

Vorrei farti considerare la differenza fra un evento e le reazioni psicologiche che esso provoca. Nel caso della morte del bambino che hai preso come esempio, nessuno vuole negare la sofferenza che questo evento induca nei genitori, nei cari del bambino e in tutte le persone sensibili che ne siano spettatrici. Ma queste sono appunto delle reazioni psicologiche, non sono l'evento morte in sé. Ti faccio un esempio stupido ma che forse può aiutarti a capire cosa intendo:
Considera il risveglio. Ogni persona al mattino si sveglia dopo una notte di sonno. Alcuni, risvegliandosi da un sogno bellissimo, si dispiacciono di doversi destare. Altri, che svegliandosi mettono fine al tormento di un incubo, ne sono lieti, e tirano un bel sospiro di sollievo. Quindi, possiamo dire che i primi considereranno il loro risveglio un male, e i secondi un bene. Ma queste sono reazioni psicologiche. In realtà, possiamo dire che il risveglio sia un male o un bene? Semplicemente esso é. È un fatto, che come ogni fatto si produce al di là di ogni dualismo. Si produce perché deve prodursi, perché fa parte di complesse e armoniose leggi naturali. Siamo noi che giudichiamo gli eventi, che in realtà trascendono la nostra morale!

Ora, considera che la morte é uguale al "risveglio" del nostro esempio. Essa é un fatto, mentre le reazioni di sofferenza che può indurre in alcuni sono reazioni psicologiche, e non il fatto stesso.

Se poi posso darti un consiglio, non fuggire con lo sguardo questa realtà, che in sé stessa é perfetta. Cerca piuttosto di comprenderne le armonie sottili, le leggi occulte. Alla fine, credo, cambierà totalmente la tua visione delle cose, e ti renderai conto che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Anche se adesso ti sembrerà un'assurdità...
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Messaggio  massY Gio Gen 22, 2009 3:53 pm

In ogni caso ti ringrazio per le tue diffuse spiegazioni. grazie per il tuo tempo.

Non riesco molto a distaccarmi dal vissuto e dal personale.
E' come se dovessi essere allo stesso tempo il giudice imparziale di un processo (di omicidio) e il genitore della persona uccisa.
E' difficile.

Lo è molto di più quando poi accadono episodi "forti" nella propria vita. Sarò pronto in quell'occasione? Sarò distaccato il giusto per mantenere una valutazione simile alla tua?

Non discuto ciò che scrivi, perchè mi sembra giusto.
Ma è un pò come parlare di una maratona, di una gara dura e molto importante, prima di averla eseguita o all'inizio della stessa.
Le forze sono al massimo all'inizio.

Ma durante la maratona e man mano che si continua, lo sforzo aumenta e se all'inizio si pensava di tenere un determinato ritmo o di raggiungere un grande risultato, tutto cambia, come se non si avessero fatto i conti con l'oste.
A riposo pensavo di aver un certo ritmo e a tutto davo una spiegazione "ideale" in base alle mie proiezioni mentali di quello che avrei potuto fare e di quello che credevo di fare.
Correndo invece è cambiato tutto.

So che ci si deve elevare nel giudizio ad un altro punto di vista, so che si deve guardare il labirinto della nostra vita dall'alto, però la vita mi insegna che devo tenere conto anche di quello che faccio e che lo faccio in prima persona.

Forse il mio non è l'esempio migliore ma spero che renda bene l'idea della situazione di dubbio in cui mi trovo.
tu mi dici "cerca di comprenderne le armonie sottili, le leggi occulte"..... ok.. mi puoi consigliare in questa direzione?
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Messaggio  Sebastiano Ven Gen 23, 2009 11:42 am

Caro massY, il tuo esempio della maratona calzerebbe a pennello se parlassimo di dottrine rivelate e verità "di fede". Mi spiego: se io ti avessi detto "ti rivelo che le cose stanno così e così, credimi perché sono cose che mi sono state rivelate direttamente da Dio!"... in tal caso tu dovresti avere fede in ciò che dico, perciò la tua convinzione potrebbe vacillare col tempo, potresti avere dei dubbi, e alla fine magari "convertirti" ad un altro predicatore, o smettere di credermi punto e basta.
Invece, io ti propongo delle considerazioni che non hanno nulla a che fare con la fede, ma che possono portare ad una comprensione. Chi comprende qualcosa, ottiene una conoscenza che non é soggetta allo scorrere del tempo, ai dubbi, alle vicende della vita. Se si tratta di conoscenze sperimentabili, corrispondenti alla logica e riscontrabili ad ogni piano esistenziale, queste verità non solo resteranno impresse nella tua coscienza, ma cambieranno il tuo stesso modo di vedere le cose e di guardare il mondo. È come quando un bambino tocca una fiamma e si scotta per la prima volta: questa é una cosa che viene sperimentata e compresa, e che perciò non verrà ripetuta.
Io sto cercando di farti "scottare" con la fiamma dell'assenza di dualismo, ovvero di dimostrartene la fondatezza ad ogni livello, cancellando poco a poco i tuoi dubbi, le tue paure, le tue incertezze...

Continuiamo perciò con il nostro discorso. Considera questo scenario:

Un contadino ha costruito la sua casa sul fianco di un vulcano, ed intorno alla casa ha creato delle piantagioni. Un giorno, mentre il contadino si trova fuori casa, il vulcano erutta, e la lava distrugge la sua abitazione e i suoi orti. Al ritorno, il contadino scopre con desolazione la sua dimora e i suoi campi completamente devastati, e inizia a disperarsi: "una catastrofe! Maledetto vulcano!!! E ora, cosa faccio? La mia vita é andata in fumo!".
Mentre il vulcano eruttava, un documentarista si trovava in barca sul mare, ed é riuscito a riprendere l'eruzione, pensando fra sé: "Che spettacolo meraviglioso! La montagna che vomita fuoco e fiamme! Fantastico! E chissà quanti soldi potrò fare con questo filmato!".
Il giorno dopo un uomo al bar legge sul giornale la notizia dell'eruzione, e dice ad un altro avventore che sta bevendo vicino a lui: "Caspita, é eruttato il vulcano!".

Cosa si evince da questo racconto? Di fronte allo stesso fenomeno naturale, il primo uomo si dispera, e considera l'eruzione un male. Il secondo uomo si rallegra, e considera l'eruzione un bene. Il terzo, apprende la notizia senza esserne coinvolto, perciò rimane neutrale.
Chi dei tre uomini ha ragione? Evidentemente nessuno! Poiché le loro sono tre diverse impressioni, tre diversi vissuti psicologici, determinati dalla loro condizione e dalle loro diverse interazioni con il vulcano. Ma queste impressioni non cambiano in nulla la natura del vulcano e dell'eruzione vulcanica, che di per sé trascendono ogni dualismo.
Possiamo dire che il vulcano sia buono o malvagio?
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Messaggio  Sebastiano Ven Gen 23, 2009 11:44 am

massY ha scritto:tu mi dici "cerca di comprenderne le armonie sottili, le leggi occulte"..... ok.. mi puoi consigliare in questa direzione?

A questo ci arriveremo in un secondo tempo... ma ti posso già dare un consiglio: osserva la natura.
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Messaggio  massY Ven Gen 23, 2009 12:57 pm

Sebastiano ha scritto:
Possiamo dire che il vulcano sia buono o malvagio?

No. Non possiamo dirlo. Capisco.
Dobbiamo parlare quindi di semplici azioni o eventi, che possono avere giudizi diversi a seconda del soggetto che giudica.
Però devono essere considerati come eventi o azioni.

Visto che un alchimista deve comprendere questa assenza di dualismo (mi sembra sia scritto anche sul tuo libro), deve quindi staccarsi anche dall'emotività, dalle emozioni della vita, deve staccarsi dal giudizio soggettivo per passare ad uno più ampio.
Sbaglio?

Se un evento è giusto o sbagliato a livello soggettivo, ma non lo è a livello assoluto, le emozioni causate dagli eventi che personalmente considero giuste o sbagliate, nel bene o nel male, non sono emozioni "assolute".
Non sono emozioni che dovrebbero esistere, non dovrei provare queste emozioni. Sbaglio?

Spero di essere compreso.
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Messaggio  Sebastiano Sab Gen 24, 2009 8:31 pm

In parte hai capito il punto, però fai attenzione: l'Iniziato non deve diventare freddo e insensibile!
Bisogna saper distinguere fra emozione e sentimento, e fra sentimenti distruttivi e sentimenti costruttivi...
L'emozione (da ex-movere, muovere dall'esterno), é qualcosa che turba l'animo in conseguenza all'aver visto, appreso o sperimentato qualcosa dall'esterno; mentre il sentimento é qualcosa che si origina nell'animo stesso, e determina la natura della nostre interazioni con l'esterno.
Ti faccio qualche esempio:
La delusione per non aver passato un provino, l'esaltazione per aver ricevuto una promozione, la tristezza per aver perso qualcosa, la gioia per aver trovato un nuovo amico... tutte queste sono emozioni.
La delusione, l'esaltazione, la tristezza e la gioia in sé sono dei sentimenti, ma nei casi che ho citato sono state provocate da eventi esterni. Questo rende l'anima in balia degli eventi.
Ad esempio, se si ama qualcuno o qualcosa per un certo motivo, o in cambio di qualcosa, o in determinate situazioni, questo non é vero amore, ma é un amore dipendente da condizioni contingenti. Mentre un amore incondizionato (derivato dall'essersi elevati alla contemplazione dell'Amore ontologico), é un sentimento generato all'interno dell'anima, che non può venire meno con il mutare delle situazioni.
Lo stesso vale per una gioia dovuta all'aver edificato interiormente la propria completezza: sarà una gioia ontologica, in sé e per sé, incapace di accrescersi o diminuire in relazione agli eventi esterni. Capisci quello che intendo?
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Messaggio  Diogene Dom Gen 25, 2009 2:42 pm

Sebastiano, in assenza di dualismo, come porsi alla giustizia e alla punizione dei reati? Se il male non esiste, ha senso l'idea di delinquere? E ha senso fare delle leggi e poi punire chi trasgredisce?
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Messaggio  Sebastiano Lun Gen 26, 2009 10:33 am

L'assenza di dualismo non compromette il ruolo e l'utilità della giustizia (anzi, per non usare a sproposito il termine giustizia, meglio dire sistema giuridico!), che anzi, proprio dall'assenza di dualismo viene rivalutato poiché concepito in modo del tutto nuovo.
Vedi, da Confucio a Platone, la saggezza degli antichi ci ricorda che la costruzione di uno stato andrebbe promossa di pari passo alla costruzione dell'essere umano. Così, se abbiamo detto che nell'essere umano non esistono il bene e il male ma soltanto sentimenti costruttivi e sentimenti distruttivi (in ogni caso soggetti a metamorfosi come tutte le cose), così anche in una comunità vi sono elementi la cui azione risulta caotica ed elementi che invece incrementano l'armonia. Se é quest'ultima la meta del "buon governo", é chiaro che gli elementi - anche solo momentaneamente - caotici o distruttivi, dovranno essere isolati dal gruppo permettendo di ripristinare l'ordine da un lato, e di procedere ad un lavoro mirato su questi individui dall'altro.
Per esempio, é chiaro che se sono a capo di uno stato e devo promuovere l'armonia sociale, non potrò lasciare un assassino o un ladro a piede libero. Ma in assenza di dualismo, non penseremo che questi uomini che vengono arrestati siano malvagi e peccatori, bensì che essi abbiano compiuto una o più azioni che "remavano contro" al desiderio di edificare un'armonia sociale.
Questa potrà sembrare una differenza di poco conto, una frase "retorica" o "da filosofi", ma non é assolutamente così! Anzi, cambierebbe radicalmente il modo di vedere le cose e di concepire il sistema giudiziario...
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Messaggio  orchidea Mar Gen 27, 2009 11:07 pm

Ma di fatto, al giorno d'oggi, in ambito giudiziario non si parla espressamente di bene e male. Sbaglio?
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Messaggio  Sebastiano Mer Gen 28, 2009 10:33 am

Non mi riferivo alle procedure formali (chiaramente su un documento non verrà scritto "oggi viene incarcerato un uomo malvagio"...), ma é innegabile che l'attività giudiziaria sia "pervasa" di morale.
Sia nell'opinione pubblica, che nei media (!!!), che nelle forze dell'ordine, che nei tribunali stessi (nelle arringhe in particolare), i concetti di "bene e male" non sono proprio degli estranei, anzi...
È un po' come dire che "sulla carta" lo stato é laico... certo... "sulla carta" Rolling Eyes

Invece, quel che volevo dire, é che proprio a partire dall'opinione pubblica e dai media dovrebbe cambiare radicalmente il modo di concepire l'azione giuridica...
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Messaggio  wolfe Sab Gen 31, 2009 2:30 pm

Ragazzi, sono arrivato molto tardi nella discussione però vorrei fornire alcuni spunti. Mi baso un po' su quello che ho letto, anche se potrei essermi perso qualche pezzo e ripetere qualcuno di voi. Ma se avete pazienza, sono sicuro che troverete in questo post per lo meno un altro mezzo per spiegare i concetti che avete già affrontato.

Noi viviamo all'interno di una realtà fenomenica in cui associamo a dei fenomeni l'etichetta di "bene" e "male". Ogni epoca, ogni cultura, varia la propria posizione (credo che 'posizione' sia proprio al parola adatta) nei confronti del bene o del male.
Distinguiamo due livelli di approcciarsi al dualismo e quindi al bene-male. Uno è quello intuitivo, divino, che è un non-approccio, e un altro è quello radicato nei fenomeni, che può essere sia emotivo sia mentale.

Il livello intuitivo, divino, di fatto non distingue bene e male, non conosce dualismo, e questo perché in realtà, essendo emanazione diretta del sostrato divino [mi rendo conto di usare dei termini impropri, probabilmente pescati da culture e retaggi diversi] si rende conto che ogni cosa opera in una determinata direzione, che non esiste la possibilità perché non esiste nulla al di là dell'Essere. Agendo a livello intuitivo, inoltre, l'individuo non ha i piedi per terra nella realtà dei fenomeni, obbedisce soltanto all'inevitabile, al necessario, e quindi non ha bisogno di giudicare. Non esiste il giudizio a livello di intuizione, anche perché non esiste la possibilità [per possibilità purtroppo rischio di confondermi: una cosa è la possibilità nel senso di bivio, che è quella che intendo ora, una cosa è la possibilità nel senso di condizione per cui ogni cosa è realizzabile, cosa che naturalmente non oserei mai mettere in dubbio].
Sebastiano ha associato a 'intuizione' il termine 'illuminazione'. Posto che l'Illuminazione è la condizione in cui scompare tutto ciò che è duale, scompare ogni fenomeno, e per un istante e un solo istante, infinito - altro è il caso delle illuminazioni permamenti, come lo stato di Buddha - si resta assorbiti dall'Assoluto, l'intuizione è in realtà una specie di 'illuminazione localizzata', legata soltanto a uno stato emozionale ("ma chi me la fa fare di soffrire per questa cosa?"), a un'idea ("l'osservazione modifica la realtà"), a un concetto ("questa guerra era inevitabile e ci ha fatto riflettere sul dolore dell'uomo").
A livello divino ogni cosa è regolata dall'Amore assoluto, che non è neppure riconoscibile considerando che non esiste il suo diretto opposto, non esiste la possibilità che ci sia qualcosa di altro dall'Amore.

A livello "umano", duale, ogni cosa è sempre regolata dalle leggi dell'Amore, ma la condizione dell'uomo, che crede che esista la possibilità, che giudica, che razionalizza e contestualizza, porta questo Amore a non essere riconosciuto se non in alcuni fenomeni. Lo chiameremo "amore", con la A minuscola, perché è il riflesso di uno specchio e non è l'oggetto in sé.
La morte è il classico fenomeno in cui l'individuo che sopravvive si vede sottratto l'amore. La morte è il fenomeno basilare che regola il dolore, perché opera sui vincoli di amore. E' soggetta al tempo - altra illusione del dualismo: come sarebbe il tempo in un quasar? e da morti? - e ne diventa perfino uno strumento di demarcazione.
Molti ritengono che la morte sia la principale paura umana, il fondamento da cui si dipartono tutte le altre. In realtà (perfino studi scientifici lo dimostrano, vedi Hellinger) io credo che sia il bisogno di amore a regolare l'indole degli uomini.
Le società giocano sul dualismo, imponendo culture dove si demarcano con forza il bene e il male per dare una regola all'organizzazione sociale, come ha scritto anche Sebastiano. Instillare nella gente il bene e il male, il peccato, il vizio, non è altro che un modo per regolare meglio la vita degli uomini, agendo sulle loro emozioni (che cos'è che ci turba della guerra? il fatto che c'è o che la vediamo?).
Gli uomini nel dualismo ragionano da dualisti, anche quando devono regolare l'organizzazione degli altri uomini. Brandendo però la "verità assoluta" legittimano l'organizzazione al di là di ogni altra possibile opinione. Infatti ogni stato ha sempre dietro un Dio.

In tutto questo, che ne è dell'uomo che cerca Dio, dell'iniziato?
L'iniziato vive nei fenomeni. E' naturale, inevitabile che provi emozioni, che usi la mente come strumento di amore o di odio: questa condizione non ce la possiamo togliere, finché restiamo umani, finché abbiamo i sensi (per quanti essi siano), finché siamo vivi, finché non diventiamo Illuminati.
L'unico in grado di affrontare il mondo duale, pur osservandolo, da una posizione asettica, divina, di Amore incondizionato, è l'Illuminato, colui che partecipa della realtà dei fenomeni da una posizione già divina, colui che non è stato mosso soltanto da intuizioni, che non ha vissuto soltanto l'illuminazione ma che si è "portato a casa" l'illuminazione per partecipare della nostra realtà fenomenica da una posizione già divina.
Teorizzo su cose che non ho provato, ho presente la testimonianza degli illuminati nel Buddhismo, nello Zen. Addirittura Cristo nei suoi ultimi istanti ha detto "Dio perché mi hai abbandonato?", ricadendo nel dualismo.

Finché siamo duali, è naturale che percepiamo il dualismo. Che il bisogno di amore, che la morte suscitino in noi determinati stimoli che ci portano ad agire in un determinato modo. I fenomeni sono, comunque, un'emanazione "singolarmente percepita" del divino, quindi hanno anche loro una ragion d'essere. Altra bella prova per l'iniziato è proprio trovare questa ragion d'essere.
Non ha senso, senza intuizioni, sforzarsi di accettare le situazioni e di assolutizzare il duale, è un processo mentale e quindi controproducente: combattendo contro la propria mente la si alimenta, cambiando le nostre emozioni - che sono il nostro più puro contatto con il mondo - alimentiamo ancora di più la mente e ci alieniamo, ponendoci in una condizione ancora più difficile al raggiungimento di nuove intuizioni o dell'Illuminazione.
L'arrivo dell'intuizione fornisce lo strumento per superare una determinata circostanza. L'intuizione è determinabile solo da chi la vive, che può anche non accorgersi di averla avuta. L'intuizione è un momento in cui la mente (non siamo ancora a livello di Illuminazione, in cui non c'è la mente) è in sintonia con il divino, quindi chi non è in grado di percepire il divino, la totalità, non può comprendere se questa intuizione c'è stata o no. L'Illuminato è in una condizione naturale di comprensione di questo. Lo stesso individuo fa fatica a capire se ha avuto un'intuizione oppure è se è stato soltanto un guizzo emotivo o una bella idea (il tempo, magari, dimostrando che questi guizzi lasciano il tempo che trovano, può confermare che non erano intuizioni).

La discussione sul forum ha toccato aspetti molto difficili da essere spiegati con la mente, tanto meno dal verbo scritto. Non mi sento in grado di procedere oltre, almeno per il momento. Spero davvero di aver fornito un altro strumento di spiegazione.

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Messaggio  orchidea Sab Gen 31, 2009 2:55 pm

Beh, io credo di sì. Ciò che hai scritto, oltre ad essere in armonia con quanto diceva Sebastiano (e con molti maestri dell'antichità), esprime in modo (secondo me) molto chiaro quel che generalmente chiamiamo il "nocciolo della questione"...
Fra l'altro credo che quando dici
I fenomeni sono, comunque, un'emanazione "singolarmente percepita" del divino, quindi hanno anche loro una ragion d'essere. Altra bella prova per l'iniziato è proprio trovare questa ragion d'essere.
, in fondo ti ricolleghi a quanto era stato suggerito nei post precedenti a proposito del cercare di capire certe "armonie sottili" che regolano gli eventi...
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Messaggio  Sebastiano Dom Feb 01, 2009 7:18 pm

Caro wolfe, hai esposto egregiamente dei concetti tanto difficili da essere, spesso, incomprensibili ai più. Già, poichè, come abbiamo evidenziato, la capacità di cogliere l'assenza di dualismo, "quaggiù" nel mondo fenomenico, è prerogativa di pochi. Potremmo dire, in accordo con gli antichi sapienti, che sia una delle acquisizioni più evolute (e perciò una delle ultime) che una coscienza possa ottenere nel suo lungo cammino di formazione.
Ma questo avviene per motivi ben precisi. Cercando di spiegare ad un amico, apprendista Alchimista, come mai la gran parte delle persone viva con l'illusione del dualismo, ho portato questo esempio: immaginiamo un bambino, messo a giocare in un parco perchè stia al sicuro nei mesi della sua formazione.

Il Bene e il Male, dualismo, assenza di dualismo... Parkakid_bianco_1

Ebbene, questo bambino vedrà la "realtà" che lo circonda "spezzata" dalle sbarre bianche del suo parco. Perciò, a rigor di logica, potrebbe pensare che il mondo sia "striato", diviso da barre verticali. Così vedrà ogni cosa: la stanza, le persone, i mobili, gli oggetti... tutto spezzato dalle sbarre.
Diventando più grande, il bambino verrebbe lasciato giocare all'esterno del parco, perciò si accorgerebbe che il mondo non è realmente diviso da sbarre verticali, ma queste erano solo degli elementi del recinto in cui lui giocava, e dove era messo dai genitori per stare al sicuro.

Allo stesso modo, la visione dualistica della realtà è necessaria alla formazione della nostra coscienza, ma non è una realtà oggettiva. È un sistema entro il quale ci muoviamo e in cui siamo incanalati, nel periodo del nostro sviluppo interiore, che ci permette di non andare troppo fuori strada. Perchè non saremmo ancora pronti per uscire in strada. Lascereste un bebè uscire di casa da solo e passeggiare per le vie cittadine in tutta libertà?!? Per questo non dovremmo concepire la "matrix" illusoria in cui viviamo come qualcosa di negativo, progettato per tenerci schiavi, bensì come un'illusione accuratamente ed amorevolmente studiata per permettere il nostro sviluppo. Come un'incubatrice.
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Messaggio  wolfe Mar Feb 03, 2009 2:33 am

La realtà dei fenomeni è il gioco, quel matrix che è appunto l'insieme di percezioni che ci fanno vivere nell'illusione che esistano un tempo, uno spazio, delle altre persone. E' la culla e al contempo ciò che ti permette di trovarti dentro la culla. Fintanto che sei nella culla, nulla esiste per te al di fuori della culla.

Fintanto che si percepisce la realtà dei fenomeni e la si confonde col sistema divino, la sensazione del bene e del male è necessaria. L'individuo in tal modo si trova in armonia con la matrix che gli permette di vivere, di manifestarsi e addirittura di illuminarsi.
Chi nega il dualismo pur trovandosi all'interno di un apparato duale non è assolutamente uscito dal matrix: ci si è perso dentro.
Questo è affermabile tramite testimonianze, tramite metafore, ma anche con questo semplice ragionamento: finché la mente ci convince di trovarci al di fuori del duale, significa che ci siamo pienamente dentro, perché è la mente a proiettare la realtà dei fenomeni.
Infine, se l'iniziato non è pronto a vivere la realtà dei fenomeni in tutti i suoi aspetti, duale compreso, ovvero la realtà con tutti i suoi imprevisti, le sue paure, gli scoraggiamenti, le gioie e i dolori improvvisi, sarà mai capace di affrontare la Luce, il vuoto in cui tutto è possibile? Nella tradizione Indù si dice che le anime non ancora pronte che si trovano al cospetto di Dio vengono bruciate*.

Appunto Sebastiano dice che la negazione del dualismo "interiorizzata" è prerogativa solo di pochi e uno dei traguardi ultimi. Motivo per cui va raggiunta passo dopo passo, senza pretendere di arrivarci subito, senza pretendere di essere già là. Accettare noi stessi nel nostro cammino di mortali è la via per l'immortalità.

*solo ora, proprio scrivendo queste righe, ho trovato questa interpretazione. grazie.

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Il Bene e il Male, dualismo, assenza di dualismo... Empty Re: Il Bene e il Male, dualismo, assenza di dualismo...

Messaggio  wolfe Mar Feb 03, 2009 2:34 am

Un'altra prova della confusione tra divino e fenomenico nella società.

Sistema è un'emanazione diretta del divino, immutabile, la Legge che regola il dualismo. Ciò che, a parte Dio, è la cosa che reputiamo più immutabile.
La gravità, gli elettroni, il corpo umano, l'erosione delle rocce sono dei sistemi.
C'è la radice -st- dell'immutabilità, quella del verbo Essere.

Apparato è qualcosa che è stato disposto dagli uomini, è figlio del suo dualismo ed è al di sotto delle Leggi.
Lo stato, la giustizia, le reti autostradali sono apparati.
Gli anglosassoni hanno la delicatezza di chiamare nation lo stato, la radice è quella di natura, di nascor, che è un fenomeno un po' più sotto delle Leggi e dei Sistemi.

Quando l'organizzazione sociale vuole "brandire l'Assoluto" per legittimarsi, si fa chiamare stato, sistema. Sistema giudiziario.

wolfe

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Messaggio  Sebastiano Sab Feb 07, 2009 4:27 pm

Ora voglio portarvi un altro scenario su cui riflettere:

Un uomo sta dormendo e sognando. Ad un certo punto, il suo sogno si trasforma in incubo, tanto che, spaventato dagli accadimenti, l'uomo si sveglia di soprassalto nel cuore della notte. Svegliandosi, si accorge di avere freddo, poiché la coperta gli era scivolata ai piedi del letto. (uno scenario che probabilmente sarà già capitato anche a voi)
Ora, immaginate quest'uomo: secondo voi, si sarebbe mai svegliato (accorgendosi di essere scoperto ed infreddolito) se il suo sogno fosse stato un bel sogno, pieno di visioni gradevoli?

Ora, paragonate il sogno al bene e l'incubo al male (perché di fatto, nel vissuto onirico, sono queste le associazioni che facciamo). E forse vi avvicinerete, in parte, al significato e al ruolo di ciò che viene chiamato "male" nel mondo...
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Messaggio  Diogene Mar Feb 17, 2009 9:10 pm

svegliarsi per cambiare le cose, quindi farci cambiare strada...
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Messaggio  Sebastiano Dom Feb 22, 2009 1:28 pm

Sì ma attenzione: non sto dicendo che "lo scopo del male è quello di farci svegliare"! Anche perchè il male, come abbiamo visto, non esiste... voglio dire che uno degli effetti che hanno sulle nostre coscienze alcuni eventi che le persone chiamano "mali", è quello di provocare un deciso "cambiamento di rotta" in chi li subisce, o comunque di indurre un arresto nella linearità del quotidiano che impone delle scelte e delle riflessioni...
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Messaggio  Fabiana Lun Feb 23, 2009 7:13 pm

In questo sono daccordo con te, credo che il "male" o gli eventi "dolorosi", nella vita delle persone facciano emergere "l'urgenza". Viviamo convinti di avere tutto il tempo del mondo e anche di più, per fare le cose, anche quelle apparentemente più stupide, quante volte diciamo: " devo chiamare il tal dei tali ma lo faccio domani ?" In momenti critici o/e di dolore ci accorgiamo che l'unico tempo che esiste é l'adesso. Peccato che finita l'emergenza ci si dimentica di nuovo, non tutto, ma quasi. Qualche volta "l'urgenza" è invece tale che non da scampo e ci si risveglia, e questo risveglio è la morte di qualcosa. Ma come dici tu non è il "male" a farti "uscire dal mazzo" il male da solo l'urgenza, in quei momenti non puoi rimandare. In realtà penso che se qualcuno sta cercando di "uscire dal mazzo", è perchè questo qualcuno in un adesso che ancora non gli è dato di vedere è già, "fuori dal mazzo".
E non è forse la trappola del dualismo a tenerti saldamente rinchiuso "nel mazzo" facendoti credere che il mondo sia diviso in: bene male, buono cattivo, bello brutto, e che sia tutto qui ?
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Messaggio  Fabiana Lun Mar 16, 2009 2:15 am

Un amico mi ha chiesto scioccato, se avevo sentito la notizia di quel ragazzo che in Germania aveva ucciso 16 persone. Io non sapevo un granché sull'argomento ma gli ho chiesto cosa lo scioccasse tanto. Questa risposta lo ha colpito ancora di più . Io sostenevo che quanto successo non poteva non succedere e in fondo al suo chiedere perché c'era il mio rispondere perché no. È sbagliato prendere un arma e sparare sulle persone, sono daccordo nessuno dice che sia giusto, ma sono ancora dell'idea che anche se non ne vediamo il motivo questa era una cosa che doveva succedere, allora chiedo al mio amico, metti che tra questi ragazzi uccisi oggi ci fosse il potenziale distruttore del pianeta e di tutto quello che conosci e ti è caro e tu ne avessi l'assoluta certezza, cambierebbe l'idea che hai oggi su giusto e sbagliato ? Il mio amico dopo un attimo di silenzio mi chiede e se tra questi ragazzi morti ci fosse tua figlia? Certo sarei distrutta dal dolore , ma mi chiederei se questo dolore è reale, e se mi sembrasse così reale da schiacciarmi, saprei con certezza di essere ancora molto lontana da quello che cerco, e ancora troppo prigioniera del dualismo, ma chi muore davvero se tutto è uno ? Il mio amico è davvero speciale nonostante i miei discorsi non mi giudica mai troppo matta... e adesso mi chiede dello tsunami, non è inerente al discorso precedente, ma anche questa sembrava ai suoi occhi una cosa ingiusta e sconvolgente. L'uomo è convinto di essere l'unico essere che ha diritto di crescere mutare , ma se consideriamo la terra un essere vivente, non ha forse lo stesso diritto che abbiamo noi di cambiare ed evolvere ? Certo il movimento che farà il pianeta nei suoi cambiamenti non sarà lo stesso del movimento del corpo del bambino che durante la pubertà si modifica, ma perché ci sentiamo sconvolti quando il mutamento è del pianeta ? eppure i mutamenti degli esseri umani durante le fasi della crescita non sconvolgono nessuno . Sono solo riflessioni pensieri che attraversano la mente . Il mio amico... lo adoro col suo scetticismo, le sue sicurezze, le sue domande, è una delle presenze nella mia vita che tiene accesa la fiamma della ricerca della verità e per questo lo ringrazio. Niente nella vita è un bene o un male e lui me lo ricorda costantemente, anche se non lo sa...
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