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Cristianesimo

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Messaggio  Sebastiano Sab Nov 08, 2008 8:41 pm

Letteratura, liturgia, arte e manifestazioni del sacro nella religione cristiana...
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Messaggio  Sebastiano Sab Nov 29, 2008 10:55 pm

Pubblicato oggi:

Mettete Eva nel vostro presepe
Il ruolo dimenticato della progenitrice nella Natività di Gesù

Cristianesimo Adamo_eva1

Cosa fareste se voleste dare alla fiaba di cappuccetto rosso l’aspetto di un racconto veridico? Probabilmente omettereste il lupo parlante, e l’episodio in cui la nonna e la bambina vengono tratte indenni dal ventre dell’animale ucciso…
È un po’ quello che è successo ad Eva (la donna considerata progenitrice del genere umano dalle religioni abramitiche), la quale si è vista negare un ruolo di tutto rilievo nel racconto della Natività di Gesù, per evidente inverosimiglianza della sua presenza nella Palestina del primo secolo! ...

(leggi il resto dell'articolo Arrow Arrow Arrow http://veritas2012.blogspot.com/2008/11/mettete-eva-nel-vostro-presepe.html study )
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Messaggio  Diogene Dom Nov 30, 2008 2:06 pm

Quando ho letto il titolo pensavo ad uno scherzo!!! Laughing Dimmi te quante cose non si conoscono!!! Very Happy
Quella di Eva a Betlemme proprio non l'avevo mai sentita...

Complimenti per l'analisi! :_saput///: Ottimi anche i parallelismi con la mitologia greca...
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Messaggio  Sebastiano Gio Dic 25, 2008 2:44 am

Un bellissimo articolo del mio amico Fabio: http://veritas2012.blogspot.com/2008/12/buon-natale.html santa
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Messaggio  Sebastiano Dom Lug 19, 2009 3:54 pm

Interessante articolo apparso l'altro giorno su "La Regione" (quotidiano ticinese), segnalatomi dal mio amico Piergiorgio Smile

Milesbo e il fenomeno religioso
di Diego Scacchi
TI-PRESS Emilio Bossi: politico e giornalista di Bruzella

La pubblicazione di un libro a più di cent’anni dalla sua prima apparizione, non può certo essere casuale. Sia per motivi di riproposizione storica (nel senso di documentare un periodo e il suo ambiente culturale) sia nel senso di riflettere su una problematica che, pur a distanza di tempo, conserva ancora la sua validità, anche se modificata nei suoi elementi particolari.

Questa riflessione è sicuramente valida per il libro di Emilio Bossi, intitolato “Gesù Cristo non è mai esistito” pubblicato nel 1904, e oggetto di alcune ristampe nel corso del XX secolo, non solo in lingua italiana. L’opera è ora ripubblicata nelle “Edizioni La Baronata”, ed è preceduta da due interessanti prefazioni.

Prefazioni scritte da Edy Zarro e da Edy Bernasconi, che inquadrano adeguatamente l’opera nel suo tempo e nel contesto del libero pensiero, con riguardo alle successive pubblicazioni del libro.

La fede nella scienza e il pregiudizio religioso

Dal profilo storico, la pubblicazione avvenne in un ben preciso periodo, quello del Positivismo che, dalla vicina Italia ma non solo, influenzava fortemente il nostro Cantone, in particolare quella parte che politicamente si affermava nel partito liberale-radicale. Il Positivismo, contrapponendosi alla religione e alla metafisica, esaltava la scienza e il progresso: la prima quale unica fonte di conoscenza, il secondo quale radicata fiducia nell’avvenire. I concetti positivisti erano ancor più rafforzati in contrapposizione all’ideologia e all’azione della Chiesa cattolica, tanto più che, nel 1903, era stato eletto papa Pio X, rappresentante della sua ala conservatrice e acceso oppositore del modernismo, che tentava di scuoterne i principi più dogmatici e tradizionalisti.

Deciso positivista era Emilio Bossi, come documenta questo passaggio della sua introduzione al libro, ove contrappone la scienza positiva al dogma ecclesiastico: “Quello che qui è verità, là è ancora errore; quello che qui è bene, là è ancora male; quello che qui è relativo e progressivo, là è ancora assoluto e necessario e immobile; ciò che qui sta alla base del progresso, il conoscimento, là è ancora escluso, perché vi regna sovrana la fede; ciò che qui infonde l’animo ad ogni miglioramento, la libertà, là è ancora conculcato, perché vi regna sovrana l’autorità”.

Nel nostro cantone i primi anni del XX secolo erano ancora segnati dalle vicende del 1890, cioè della “rivoluzione liberale” che aveva rovesciato violentemente il governo conservatore; le sue conseguenze, anche per via dell’intervento federale, avevano comportato una maggior moderazione nella lotta politica. Anche il partito liberale era cambiato: il suo anticlericalismo, perdendo le punte più aspre di polemica verso la Chiesa, e rinunciando almeno parzialmente all’intromissione dello Stato nella vita della Chiesa (il ben noto giuseppinismo) assumeva altri toni, pur mantenendo inalterati i suoi principi. In pari tempo, nel partito si affermava sempre maggiormente l’ala moderata, formata ora anche da protagonisti degli eventi del 1890.

Bossi, progressista, storico e anticlericale

Emilio Bossi (1870-1920), apparteneva alla nuova generazione liberale (pre 1890) ed era il principale esponente dell’ala radicale del partito, con simpatie socialiste. Nel 1897 fu fondatore dell’Unione Radicale Sociale Ticinese, nel 1900 partecipò alla fondazione del Pst e nel 1902 fondò l’Estrema sinistra.

Il primo aspetto della personalità di Bossi è quindi quella del politico, fortemente caratterizzato in senso progressista e anticlericale: suo principio fondamentale fu la netta separazione tra la Chiesa e lo Stato. Ma non possiamo dimenticare l’altro suo aspetto, quello del pensatore, dello storico, dello studioso, che appare chiaramente nel libro. Dove compare il teorico, l’esegeta della Bibbia e l’attento lettore di numerosi autori del XIX secolo, ma anche il polemista anticlericale, dalle aspre invettive contro la religione (in particolare quella cattolica) e contro la Chiesa. ‘Cristo non è mai esistito’ come uomo e come un dio

La tesi fondamentale dell’opera in questione parte dalla dimostrazione della inesistenza di Cristo come uomo (quindi ovviamente come Dio): ne consegue la condanna del cristianesimo anche per quanto prodotto storicamente, con relativa insistenza sulla nocività della Chiesa cattolica.

Bossi sottolinea come Cristo non sia mai menzionato in opere storiche; eventuali menzioni sono frutto di successive interpolazioni. L’autore sottolinea come Filone di Alessandria, nato 25-30 anni prima di Gesù Cristo e ancora vivente nel periodo della sua presunta esistenza, non lo menzioni mai. Ciò malgrado che Filone professasse già apertamente i principi del cristianesimo, tant’è vero che l’autore lo considera suo autentico fondatore.

Aspra è la critica della Bibbia (per la quale Cristo non fu un uomo, ma un dio): nel libro è contestata l’autenticità sia dei Vangeli, sicuramente scritti dopo i primi due secoli, per affermare l’autorità delle prime gerarchie ecclesiastiche, sia del Vecchio Testamento, scritto parecchi secoli dopo di quel che dice la tradizione. Bossi ne conclude che Cristo è un frutto dell’immaginazione: “O Cristo è esistito, ed allora era Dio; o non era Dio, ed allora non è mai esistito. Perché il Cristo della Bibbia è l’unico Cristo che si conosca: e poiché nella Bibbia stessa egli non è che personaggio soprannaturale e simbolico, logica vuole che lo si accetti quale è nella Bibbia, come Dio, oppure che se ne rigetti assolutamente la pretesa realtà storica”.

Il cristianesimo non ha una dottrina propria

Altra tesi centrale del libro è che il cristianesimo è privo di una propria dottrina ed è tributario e imitatore delle religioni orientali che l’hanno preceduto: dall’India (Krishna, poi Budda), alla Persia (Mitra), dall’Egitto (Oro, poi Serapide) alla Grecia (Bacco e Adone). Di queste religioni il cristianesimo (per il tramite dell’Antico Testamento) riprende praticamente tutti i miti, come pure la figura fondamentale del legislatore, nonché quella del Dio Redentore, che trova la sua origine nel Sole (il cristianesimo è pure definito come “mito solare”). Anche l’immortalità dell’anima è ripresa dalle precedenti religioni, così come il concetto di Verbo divino.

Bossi ha parole dure nei confronti della morale cristiana, che è inferiore a quelle delle religioni orientali e a quella della romanità; infatti il cristianesimo non intende curarsi dell’anima per sé stessa, ma vuole salvarla indipendentemente dai meriti della persona.

Anche il culto cristiano riprende quasi totalmente culti precedenti: non solo delle religioni orientali ma anche del politeismo. La ripresa di tanti aspetti di quest’ultimo, ha permesso al cristianesimo (che Bossi giudica un fenomeno tipico della decadenza) di diventare un “grande fenomeno di unificazione”.

Ciò avvenne a partire dall’imperatore Costantino, all’inizio del IV secolo, quando il cristianesimo, ormai detentore del potere politico, si trasformò da un movimento di difesa in un movimento di conquista, continuando la sua azione unificatrice in tutti i secoli seguenti. Per altro l’azione unificatrice del cristianesimo non fu mai disgiunta da quelle che Bossi definisce aberrazioni del cristianesimo, visto come una casta di parassiti, con due difetti principali: quello di generare illusioni e quello di avere una legge morale fuori della natura umana. Da buon positivista, l’autore ritiene che la morale sia una scienza positiva, e vede la vittoria definitiva della scienza sulla fede, con relativa scomparsa della religione cristiana.

La contrapposizione dell’epoca moderna a quanto rappresenta la religione non può essere più netta: “Tutto quello che forma il vanto della civiltà moderna, della civiltà europea ed americana, non solo non è dovuto al cristianesimo, ma rappresenta una serie di conquiste ottenute dall’umano pensiero, reso autonomo, sul cristianesimo intollerante, oscurantista, immobilista, teocratico, illiberale, reazionario, mistico, ascetico e visionario’.

Il significato attuale del pensiero di Milesbo

Se si guarda al significato attuale di questa opera, non si può non rilevare come i concetti relativi alla religione e alla Chiesa, propri di un secolo fa, non possono essere ripresi acriticamente ai nostri giorni. D’altra parte, non è tanto importante la questione circa l’esistenza o meno di Gesù Cristo, che è materia non solo di esegesi ma anche di fede. Essa è evidentemente ammessa da tutti i cristiani, in virtù del dogma dell’incarnazione e della doppia natura del Cristo (uomo e Dio). Per gli atei e gli agnostici, la questione rimane aperta. Nel XIX secolo, per lo più, l’esistenza di Cristo era negata: diversi autori di questa opinione sono citati nel libro. Con un’importante eccezione, quella del grande storico francese Ernest Renan, non credente, che ammetteva l’esistenza di Cristo (in tal modo prolungando, a detta di Bossi, la vita del cristianesimo). In opere più attuali, si tende spesso a ignorare il problema, senza pronunciarsi sulla reale esistenza del fondatore del cristianesimo.

Più importante, ai nostri giorni, appare l’analisi del fenomeno religioso come emerge, anche con notevole erudizione, nel libro di Bossi. È sicuramente fondata l’opinione secondo la quale principi analoghi, se non identici, hanno informato sin dalla remota antichità le religioni che si sono via via susseguite: questi principi si ritrovano praticamente in tutte queste espressioni della collettività, indipendentemente dal tempo e dallo spazio.

In questo contesto, anche come continuazione e compendio delle precedenti religioni (e anche come ispiratore di religioni successive: pensiamo all’Islam) è indubbia l’importanza storica del cristianesimo. Il quale, da circa duemila anni è un fattore storico imprescindibile, nel bene e nel male. Se sia prevalso, e se prevalga, il bene o il male, tocca a ognuno di giudicare secondo la sua coscienza: una guida in tal senso può anche essere il libro di Emilio Bossi.
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