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Meglio il passato o il presente?

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Messaggio  Sebastiano Mer Dic 31, 2008 11:07 pm

Vorrei aprire questo nuovo topic presentandovi un interessante articolo di Francesco Alberoni letto sul "Corriere della Sera"

Difendo questa nostra epoca contro i nostalgici del passato
Sbagliato rimpiangere antichi valori di violenza e morte

L' altra sera, dopo aver visto alla televisione Ali Babà e i quaranta ladroni ho esclamato: «Non lodate pure il passato, non esaltatelo, non voglio andare indietro!». Perché nel mondo delle Mille e una notte c' è un dispotismo spaventoso, il sovrano si prende tutte le vergini e poi le fa uccidere per impedire che facciano all' amore con un altro, e si tagliano teste, mani, piedi, si tortura per nulla. E non voglio tornare indietro nemmeno al Colosseo dove il popolo gode a vedere i gladiatori che si sgozzano, o ai cinquemila seguaci di Spartaco crocifissi lungo la via Appia. Questo tipo di gloria non ha nulla da insegnarci. Come non l' hanno le leggi che condannavano l' adultera alla lapidazione o le pratiche africane che mutilano il clitoride delle donne per impedire loro di godere riservando il piacere ai maschi. No, non voglio tornare indietro nemmeno al cristianesimo garantito dall' Inquisizione, all' orrore dei roghi degli eretici. Né alla rivoluzione sostenuta dalla ghigliottina o alle navi dei mercanti di schiavi. Nessuna di queste epoche, presa nel suo complesso, può esserci modello. Si tengano i loro valori, si tengano le loro certezze. E si tengano le loro certezze i generali della Prima guerra mondiale che mandavano i soldati all' assalto alla baionetta sotto il fuoco delle mitragliatrici gridando «Viva la patria!». No, non voglio tornare indietro! Nemmeno alla rivoluzione sovietica, al massacro dei contadini, agli stermini di Stalin, ai gulag, alla purezza della razza ariana di Hitler e ai suoi campi di sterminio. Sono questi i solidi valori del passato che voi nostalgici rimpiangete? O sono il bombardamento di Dresda o la bomba atomica di Hiroshima o i massacri della rivoluzione culturale di Mao? Oppure rivolete la miseria dei contadini del Meridione, le loro donne con dieci figli e il prolasso dell' utero? A quali antiche sicurezze vi aggrappate? Io non credo in queste sicurezze, non voglio tornare indietro. Preferisco quest' epoca criticata, condannata, in cui però non c' è la pena di morte, non si perseguita nessuno per la sua razza o la sua religione, in cui si danno cure mediche a tutti, pensioni ai vecchi, dove chi vuole amarsi si ama e chi vuol separarsi si separa e dove si cerca di non far soffrire nessuno, nemmeno gli animali. Un' epoca forse un po' cialtrona, superficiale, leggera, disordinata, ma più tollerante, più mite, più comprensiva e, in definitiva, perdonatemi, più civile. www.corriere.it/alberoni

Alberoni Francesco
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Messaggio  Sebastiano Dom Gen 11, 2009 7:46 pm

Vorrei specificare che ho citato questo articolo di Alberoni non perché io non ami il passato. Tutt'altro. Sono sempre stato molto affascinato dalle epoche passate, e credo che certi periodi della storia antica rimangano ineguagliati quanto ad arte, letteratura o filosofia! Ma sono d'accordo con il pensiero di Alberoni, nel senso che se dovessi scegliere un'epoca storica in cui vivere, sceglierei sicuramente il presente, e credo anche che siano spesso sterili i discorsi di chi loda il passato "a priori", dimenticando quanto citato dal giornalista...
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Messaggio  Diogene Dom Gen 25, 2009 2:38 pm

Io sono molto attratto dalla civiltà greca, però non credo che rinuncerei alle comodità e al progresso del mondo moderno.
E poi naturalmente alle conquiste in campo sociale e i diritti umani ecc...
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Messaggio  Fabiana Gio Apr 30, 2009 11:13 pm

Leggendo il vostro discorso la mia mente mi dice queste cose, in realtà non so se abbiano davvero senso o se riuscirò ad esprimerle come arrivano ma voglio comunque provarci

Io sono molto attratta da molte cose del passato e molte del futuro. Credo che il tempo come lo conosciamo ci imbrogli e ci imbrigli in momenti che in realtà non sono mai il presente. Sono poche le persone che conosco, che sono in realtà capaci di vivere il presente, in realtà solo una, e anche questa persona forse non è sempre in grado di farlo. Presente passato e futuro sono presenti sempre adesso, come fare a cogliere l'attimo e ad essere qui ora? E' questo il difficile del presente...
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Messaggio  Sebastiano Mer Mag 06, 2009 2:09 am

Cara Fabiana, in realtà la domanda iniziale di questo topic voleva essere meno "filosofica", ma semplicemente proporre una discussione sui cambiamenti della vita nelle varie epoche, e incentivare la discussione su quale sia o fosse l'epoca storica migliore in cui "nascere". Tuttavia, siccome hai sollevato interrogativi o comunque analisi che vanno oltre, abbracciando aspetti più "esistenziali" riguardanti la natura dell'uomo e del Tempo, guardacaso il mio ultimo articolo su riflessioni.it affronta proprio questi temi:

Meglio il passato o il presente? Cronus10

"Salvate il figlio di Chronos
le valenze misteriche dello stratagemma di Rea"

«Crono è il figlio minore di Urano e di Gaia, quindi il più giovani dei Titani. Aiutò la madre a evirare e detronizzare Urano, di cui prese il posto, dopo aver precipitato negli inferi i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri o "giganti dalle cento braccia". Poi sposò la sorella Rea ma, poiché i genitori - depositari della saggezza e della conoscenza - gli avevano predetto che sarebbe stato a sua volta deposto da un figlio, divorava i piccoli via via che Rea glieli presentava. E così generò e poi ingoiò Estia, Demetra, Era, Plutone e Poseidone. Figli di Crono, ma non di Rea, sono anche l'immortale saggio centauro Chirone ed Efesto.
Rea, in procinto di mettere al mondo Zeus, l'ultimo dei suoi figli, fuggì a Creta, dove partorì, poi presentando a Crono una pietra avvolta di fasce, che egli prontamente divorò senza accorgersi dell'inganno.
Divenuto adulto Zeus, dopo avergli somministrato una pozione che lo indusse a vomitare i figli precedentemente divorati, con l'aiuto di questi ultimi mosse guerra a Crono, a sua volta alleato con i propri fratelli Titani. La lotta durò dieci anni ma alla fine Zeus riportò la vittoria conclusiva, dopo che un oracolo gli aveva predetto che sarebbe riuscito vincitore se avesse liberato i fratelli di Crono - Ciclopi ed Ecatonchiri - da questi imprigionati nel Tartaro. E così Crono e i Titani finirono a loro volta incatenati sotto la custodia degli Ecatonchiri» (“Crono” dal sito http://www.sullacrestadellonda.it).

Precisiamo innanzitutto che Crono o Chronos (anche identificato con Saturno) è la divinità ellenica che personifica il Tempo e perciò la dimensione temporale. Il mito che lo riguarda ci informa che esso è il minore dei figli di Urano e Gaia (il Cielo e la Terra, o piuttosto il “piano verticale” ed il “piano orizzontale”): questo dimostra la consapevolezza che il Tempo non fa parte delle realtà prime di questo universo, né rappresenta un potere imprescindibile e vincolante a livello assoluto. Esso è una delle leggi che regolano il mondo fenomenico a partire dal suo distacco dall’Unità primordiale.

È interessante notare, en passant, che nella Bibbia e perciò nella tradizione giudaico-cristiana non compare una vera spiegazione sulla natura e l’origine del Tempo, come invece avviene nel mondo ellenico con il mito che stiamo analizzando, o in altre culture come quella induista. Nella Bibbia il Tempo è semplicemente quella sequenza di eoni che intercorre tra la creazione del mondo e la fine del mondo, e comunque si tratta di una definizione implicita e non esplicita nel testo...
(leggi il resto dell'articolo su Arrow http://riflessioni.it/simbologia/figlio-chronos.htm).

Nel mio scritto, in effetti, cerco di spiegare che il vero compito dell'Iniziato non è tanto quello di "vivere il presente", come molti pensano, bensì piuttosto
quello di "vincere il tempo".
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Messaggio  Fabiana Ven Mag 08, 2009 12:02 am

E' perfetto... "vincere il tempo"... non si poteva dirlo meglio.
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Messaggio  Diogene Sab Mag 09, 2009 1:34 pm

Potete spiegarmi meglio? Come può un essere, che vive nel tempo, vincere il tempo, ovvero una delle due dimensioni (insieme allo spazio) in cui è totalmente immerso?
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Messaggio  Diogene Sab Mag 09, 2009 1:36 pm

Cioè... non è che non sono d'accordo... è solo che non sono sicuro di aver capito cosa intendete dire (mi rivolgo a Sebastiano e Fabiana)
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Messaggio  Sebastiano Mar Mag 12, 2009 12:31 am

Vedi, il concetto di base che ho cercato di esprimere, è che sbagliamo a considerare l'essere umano come qualcosa di totalmente soggetto
alle dimensioni dello spazio e del tempo. Noi non siamo in realtà degli organismi unitari, ma degli esseri composti: una parte di noi è soggetta allo
spazio-tempo, un'altra parte affonda le sue radici nell'eternità (non molto tempo fa proprio qui sul Parnaso si era parlato dell'albero con le radici
nel cielo, ti ricordi?).
Questa fondamentale scissione dell'individuo era uno dei segreti di cui si resero conto gli antichi distillatori (molto spesso si è perso il confine
fra l'Alchimia e l'arte dei distillatori, tanto che alcuni trattati alchemici medievali erano quasi interamente dedicati alla preparazione degli alcolici);
i quali si resero conto che le sostanze corruttibili che venivano distillate, liberavano attraverso questo processo la loro Essenza incorruttibile,
la Quintessenza immortale che già dimorava in esse...
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Messaggio  Fabiana Mar Mag 12, 2009 5:57 pm

Ho provato ieri a scrivere una risposta ma vari eventi me lo hanno impedito. Provo a dirti cosa ho visto io. " Vincere il tempo" è un forte segnale sulla mia via, un indicazione stradale che mi dice che sono dove devo essere. Per me è sempre stato chiaro che il tempo è illusione e per "molto tempo" ho pensato che la chiave per trascenderlo fosse vivere l'adesso, quando per adesso intendevo "presente passato e futuro nello stesso momento e posto", ma è un ragionamento troppo elaborato e porta a perdersi nel tentativo di vivere un adesso legato a questo momento particolare, quindi mi lega di nuovo al fenomenico. Questa semplice frase "Vincere il tempo" apre 1000 riflessioni. Chi deve vincere il tempo ? Dal racconto Zeus il figlio nascosto di Chronos, la scintilla presente dentro ognuno di noi. Ben nascosta per impedire che venisse divorata, molti non la cercano neanche e non credono di averla persino chi la cerca e ci crede a timore di pensare di essere figlio di Dio, l'ha detto Gesù ed è stato crocifisso, ma la morte di Gesù non è un "Vincere il tempo" ? Queste e mille idee ancora confuse mescolate tra loro sono dentro di me mentre rileggo l'articolo, chi ha il coraggio di pensare che sia possibile fondere la propria consapevolezza con l'eternità? Eppure solo il fatto che qualcuno lo pensi indica senza ombra di dubbio che sia possibile. L'uomo è solo l'uomo se visto con gli occhi del mondo, ma liberato dalle credenze che lo accompagnano da secoli cosa è veramente ?
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Messaggio  Diogene Mer Mag 13, 2009 8:30 pm

Vi ringrazio per le illuminanti chiarificazioni Smile credo anche di capire meglio la famosa frase "nel mondo ma non del mondo", che a questo punto
si può anche associare al tempo e diventare: "nel tempo ma non del tempo"...
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Messaggio  Sebastiano Mar Giu 09, 2009 7:28 pm

Siccome a quanto pare questo topic, al di là della semplice domanda iniziale "meglio il passato o il presente?", è diventato una discussione di più profonda portata sulla natura del Tempo in generale, riporto di seguito un articolo gentilmente segnalatomi oggi dal mio amico Pg; in cui fra l'altro ritroverete alcuni temi a noi già famigliari (per averne parlato qui e in altri topic), come Chronos o il quadrato del SATOR...


Assisi-7/9 sett 2007- Meeting "L'oriente incontra l'Occidente sul sentiero francescano"

“Il Tempo tra illusione e realtà”

(La rivalutazione del feminino sacro in occidente).Relazione di Michelangelo Magnus

Nella lingua italiana la parola tempo (dal latino tempus o più anticamente tempos, ha il significato di

divisione, la cui radice indoeuropea, tem, indica tagliare), ha un’assonanza con tempio, ovvero lo

spazio quadrato sacro, delimitato dagli auguri, ove si celebravano i riti. In particolare, secondo Varrone,

in origine, l’augure segnava nel cielo, con la sua bacchetta (probabilmente di nocciolo), uno spazio

immaginario, per circoscrivere un dato limite, nel quale osservava il volo degli uccelli. Se ne riceveva un

buon auspicio, detto limite veniva tracciato poi in terra, dal sacerdote vestito di bianco, tramite i solchi

rilasciati dalle ruote di un carro trainato da una coppia di buoi bianchi, con cui percorreva i confini del

luogo, facendo attenzione nel passare, ad indicare il percorso esatto. All’interno di tali solchi, passava

poi l’aratro a definire inequivocabilmente i confini. In alcuni casi, alcuni luoghi considerati particolarmente

energetici o sacri, nel centro dell’area così delimitata, veniva disegnato un quadrato, ove veniva

riprodotta la famosa scritta: ROTAS OPERA TENET AREPO SATOR

R O T A S

O P E R A

T E N E T

A R E P O

S A T O R

Il cui significato (ci riferiamo a quello letterale e non a quello simbolico) è attinente al rito sopra descritto

ovvero: Il seminatore, o meglio, il sacerdote (SATOR), sul suo carro (AREPO è parola di origine

probabilmente celtica, il cui significato è simile a carro), dirige (TENET), con perizia (OPERA), le ruote

(ROTAS). Come tutte le parole palindrome, l’insieme di tali termini, era considerato come una formula

sacra per tenere lontano le energie negative, ma ovviamente tali segni, avendo valenza simbolica,

possono essere interpretati in diversi modi, al di là di quello letterale.

Riprendendo il nostro tema principale, il tempo dagli antichi romani, era a sua volta suddiviso in tempora

ovvero le stagioni o parti dell’anno. L’unità base di misura del tempo nella vita quotidiana era il giorno (o

tempus) diurnus, dal latino (diu = luce) da cui deriva il classico dies che ci richiamala parola italiana dei.

A sua volta il giorno è diviso in ore, la cui radice or (in Egizio, uno degli attributi del dio del sole) è

contenuta sia nella parola italiana oro sia in quella latina ora, richiamata nel famoso motto benedettino:

“ora et labora” (“prega e lavora”), sia infine nel termine oracolo (dal verbo orare = parlare/pregare).

Nell’antichità ogni frazione di tempo era dedicata a un dio ed era propizia per certe cose e nefasta per

altre, ancora oggi tali concetti li troviamo nelle effemeridi, nelle quali ogni pianeta del sistema solare,

oltre al sole e la luna, governa un’ora precisa, secondo ritmi ciclici.

Da quanto sopra esposto appare evidente che tempo e spazio nell’antichità erano considerati dagli

uomini come qualcosa di sacro, di prezioso, di immutabile, in altre parole di appartenente alla sfera del

sacro e degli dei.

Si badi, non solo in occidente, ma anche in oriente, ad esempio in India, ove esiste una visione simile

del concetto di tempo e la sua suddivisione in una sequenza di numeri naturali, ma data la brevità del

nostro intervento, rimandiamo chi volesse approfondire la questione, al saggio di Marie-Louise Von

Franz “Le tracce del futuro” della TEA Edizioni.

Quanto all’occidente già nel secolo settimo, il poeta greco Esiodo, ne "Le opere e i giorni", ci presenta

una figura di agricoltore che alza gli occhi al cielo per cogliervi i segni propizi al raccolto, seguendo

istintivamente l'esigenza di una comunicazione tra cielo e terra e sembra che proprio così sia nata

nell'uomo la religiosità che si esprime nella preghiera. Nella "Teogonia" lo stesso autore, proponendosi

di narrare la nascita delle divinità, espone una teoria cosmogonica che tende a spiegare come dal Caos,

uno spazio tenebroso in cui si aggirava una materia indistinta ed indifferenziata, ebbero origine gli dei

primordiali che sono la personificazione delle forze della natura e la cui nascita determinò il passaggio

dal Caos indistinto al Cosmo, ovvero l'universo ordinato...
(leggi il resto dell'articolo Arrow http://www.shantimandir.org/vis_articoli.aspx?go=articoli&artnum=1769 study )
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